El Guapo, ovvero il trio individuato da Ian Mc Kaye per dare un tocco nuovo al marchio Dischord. Atmosfere intrigantti di elettronica dall'inconfondibile aroma anni 80, voci che cantilenano dei
botta e risposta in maniera distaccata e demenziale, riff presi in
prestito dal rock indie, sequencer rubati a Moroder, robottini e
fisarmoniche da bistrot parigini; il tutto inquadrato in canzoni
che per fortuna cadono raramente nella trappola della strofa e
ritornello, ma più spesso giocano sugli incastri tra voci, synth e
batteria, sull'onda di un minimalismo intelligente. Formula giusta che é presente in tutti e dodici i brani, ognuno dei quali
ha più di un buon motivo per essere ricordato e, perché no,
canticchiato, visto che la cosa che balza alle orecchie da subito è che
questo disco oltretutto è divertente; i ritmi son quelli giusti, direbbe
un dj di provincia, ma in fondo è la pura verità.
Tra i brani esemplari possiamo segnalare l'iniziale "Glass House" con i
suoi coretti assurdi, "Justin Destroyer" e il suo sequencer che duetta
con le voci da cartoon giapponese, "Underground", che si regge in
pratica su una frase di synth che pare uscito da un filmaccio di
fantascienza ma che scatena un ping-pong tra cori ossessivi e drum-machine memorabile; inoltre, il rotolare sbilenco della giostra di "I Don't
Care" e il valzer di "Hollywood Crew" aumentano ancor di più i toni
surreali della musica degli El Guapo, visto l'abbraccio con elementi di
musica popolare, evidenziato dall'uso equilibrato della fisarmonica, che
in questo contesto risultano quantomeno stranianti.
Equilibrato e godibile anche perché lontano da eccessive seriosità
320 Kbps
ECCOLO QUA
domenica 3 febbraio 2013
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uuh questo mi ricorda i miei primi anni a bolo...
RispondiEliminamai più riascoltato. ne approfitto.
;)