mercoledì 30 giugno 2010

NECROS - Conquest for death + E.P.'s (Detroit, 1981-1983)

Anche i Necros da Maumee, Ohio, una frazione di Toledo che a sua volta è un lontano sobborgo residenziale di Detroit, sono stati fondamentali per la formazione di una scena a livello nazionale. Il paffuto cantante Barry Hennsler, il chitarrista Andy Wendler e il filiforme compagno di classe Todd Swalla erano tre fan di Nugent di estrazione borghese che avevano formato un gruppo punk al primo anno di liceo.
Poi un bel giorno la ferocità del primo E.P. dei Black flag mise a soqquadro il loro mondo.
Erano nati i Necros.
Il primo E.P., uscito nel 1981, fu anche la primissima uscita della Touch & go con 4 pezzi fra cui "Police brutality". Nello stesso anno anno uscì il secondo E.P. "IQ 32" di 9 pezzi.

Nel 1983 uscì invece l' L.P. "Conquest for death" che sancì lo stile chiaro e netto della band satollo di gusto basico HC.
Gruppazzo apribudella
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lunedì 28 giugno 2010

DETRITI - detriti (1993)

copio e incollo:

"I Detriti facevano essenzialmente un hardcore punk con un'indole spiccatamente free jazz. Musica spigolosa, frenetica, derivante da improvvisazione ma composta ed eseguita con tecnica rigorosa, il cantato urlato veloce o biascicato al limite delle possibilità, volutamente incomprensibile. Eppure i testi, spesso brevissimi, rivelavano una sorprendente profondità, sensibilità, fantasia e lucidità, capacità di analisi e allo stesso tempo di sintesi della realtà politica e sociale mai scontata, innovativi anche nella forma, raffigurando il tutto con un'immagine o un sentimento personale."

e io, che non saprei dire di meglio, me ne sto. chi ha gia' sentito il disco, concordera' con me che la definizione calza a pennello.
ma se dovessi rendere l'idea di cosa siano veramente i loro pezzi a qualcuno che non li ha mai sentiti, non potrei dire molto piu di questo: a me le canzoni dei detriti fanno l'effetto di uno starnuto. irresistibile, violentissimo e liberatorio.
pensavo alla foto in copertina: la diga del vajont. una serie infinita di cazzate umane culminata in un gigantesco starnuto cosmico. splash. e dopo, niente.
io dopo questo disco non riesco mai a sentire nient'altro.



in assoluto il disco che i miei coinquilini odiano di piu'.



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mercoledì 23 giugno 2010

VON LMO - Tranceformer (Future language 2.001)

Da Scaruffi:
"La storia di Von Elmo (all'anagrafe Frankie Cavallo, nato nel 1954 a Brooklyn) e` avvolta in un alone di leggenda. Fu certamente un enfant prodige della batteria, attivo fin da ragazzino in un numero impressionante di gruppi: nei Funeral Of Art con l'organista Otto Von Ruggins intorno al 1970, nei Pumpo con il chitarrista Rudolph Grey dal 1972 al 1974, nei Why You Murder Me in duo (d'improvvisazione libera) con il solo Grey, nei Kongress con Von Ruggins e un mago australiano intorno dal 1976 al 1978; infine nei Red Transistor, di nuovo con Grey, ma questa volta all'organo e alla chitarra. Di questo gruppo usci` il singolo Not Bite/ We're Not Crazy (Forced Exposure) in pieno boom della new wave.
Poi, nel dicembre del 1978, nacque Von Lmo (lo pseudonimo e il complesso), che presto divenne l'attrazione principale del Max's Kansas City di New York, subentrando ai vari Johnny Thunders, Patty Smith e Talking Heads. Fu lui a suonare l'ultimo concerto prima che il locale fallisse, il 27 novembre 1981. Quel gruppo riusci` a registrare un album, sempre nel 1981: Future Language (Strazar, 1981). Il postumo Tranceformer (Munster, 2002) contiene sia l'album Future Language sia rarita` e inediti. Il loro stile venne da lui stesso definito "super space-age heavymetal dance rock". La componente psichedelica era evidente in canzoni-trip come Crash Landing '88 e Outside Of Time, mentre This Is Pop e Radio World erano indirizzate a un pubblico piu` ampio. Il disco era suonato con un'energia da maniaci, portando a compimento la missione che MC5 e Blue Cheer avevano abbozzato negli anni '60. In parallelo Von Lmo conduceva una carriera di musicista d'avanguardia che dava luogo a jam chilometriche (anche oltre l'ora di durata) in cui si usavano soltanto chitarre distorte al massimo del volume.
A causa del suo carattere scontroso e dell'abuso di stupefacenti Von Lmo si auto-emargino` pero` dal mondo discografico. Dopo quell'unica prova questo Sun Ra del rock and roll scomparve cosi` per diversi anni. La leggenda vuole che in un impeto di rabbia abbia distrutto tutte le copie rimaste del suo disco e tutte le fotografie dell'epoca. Durante gli anni '80, peraltro, la sua fama crebbe fino al punto da farne uno dei personaggi da culto della scena underground. Non solo diversi musicisti (in particolare i Plasmatics) iniziarono a copiare la sua musica e i suoi show, ma spuntarono fanzine dedicate a ricostruirne la storia. Per la cronaca, simile sorte tocco` a Grey, genio non meno incompreso, del quale soltanto negli anni '90 comparira` un nuovo singolo, Implosion '73/ Transformation (New Alliance), una sorta di free-jazz per feedback.
Nel luglio del 1991, improvvisamente, l'uomo riapparve in pubblico, per nulla cambiato. Il suo messaggio "cosmico" era rimasto lo stesso ("we transmit/ you intercept"), la musica era persino piu` forte. Nel febbraio del 1994 e` uscito finalmente un nuovo disco, Cosmic Interception (Variant), sul quale compaiono alcuni dei cavalli di battaglia di allora splendidamente aggiornati all'era dei cyberpunk.
Il suo stile e` rimasto un rock and roll a perdifiato cantato nel suo ruggito "nero", corazzato in eccessi degni degli MC5 e calato in strutture ballabili. La title-track, con gli staccato incalzanti delle tastiere di Otto Von Ruggins, riporta ai climi infernali dei Suicide, mentre la frase meccanica del sassofono di Juno Saturn e una ritmica ossessiva (la batteria di Bobby Ryan e il basso di Craig Coffin) fanno di Radio World un rhythm and blues per armate di robot. Anche i brani minori propongono sonorita` tanto classiche quanto deliranti: un altro balletto di sassofono e la chitarra stratosferica di Mike Kross propellono l'anti-discomusic di Ultraviolet Light; febbrile rockabilly e truce heavymetal si compenetrano nel messaggio galattico di Leave Your Body; l'atmosfera "sinfonica" e magniloquente di Inside Shadowland da` luogo a una sceneggiata fanta-horror.
Quasi tutti sono brani che potrebbero tranquillamente continuare per delle ore, essendo basati sulla ripetizione martellante di uno schema elementare. E' logico, quindi, che l'inno della banda, Be Yourself, sia trascinato per sei minuti da un galoppo sfrenato senza minime variazioni. Assordanti e frenetici, questi sabba sono devastati dallo stile pantagruelico di Saturn al sassofono, che e` una specie di onda cosmica di sottofondo, da ritmiche che sono cariche di tritolo, da riff di chitarra che sono palazzi di rumore. Su tanto cataclisma troneggia il canto roco e viscerale del leader, forte da far crepare le pareti della sua navicella spaziale. Senza prendere fiato una sola volta, il gruppo compie una delle scorribande piu` memorabili degli anni '90.
Di lui erano pero` passate alla leggenda soprattutto le esibizioni degli anni '80 nei Red Resistor, all'insegna del rumore piu` feroce. Non canzoni, ma lunghe jam improvvisate. Appunto il tipo di musica che Von Lmo esegue nel suo show dal vivo. Red Resistor (Variant, 1996) condensa quattro di questi show recenti.
Al confine fra Hawkwind e Gnome Von Lmo ha creato un genere esuberante e rinnovato la tradizione demenziale e sottoculturale dei Devo."
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WARDS - Don't make U.S. shooting the Pershing II E.P. (U.S., 1984)

Tutto quello che chiedete è inciso in questo stupefacente dischetto. Dannato punk dall' inizio alla fine senza un singolo momento noioso. Uno di quei dischi che fanno bene al morale
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martedì 22 giugno 2010

DOG FACED HERMANS - Menschen Fliegen (Germany, 1988)

Eccoci qua. Tra cinghie del giradischi e programmi per la compressione, praticamente state assistendo ad un parto podalico. La mia incontenibile gioia nel prendere parte al blog non ne esce minimamente sfiorata, comunque. Onoratissima. Non ci sono abbastanza grazie nella tastiera per Pavarotten.

Iniziamo subito barando, con una band gia' recensita, cosi' tanto per non sbilanciarsi. Sui Dog Faced Hermans niente da aggiungere a quanto gia' detto, ma parliamo del disco..questa edizione tedesca di "Humans Fly" (UK, sempre 1988), marchiata Constrictor, suscita un po' di curiosita' per l'interessante modo di riportare l'elenco dei brani sul retrocopertina: completamente a cazzo. Non sono affatto nell'ordine in cui appaiono nel disco, e gli stessi titoli cambiano anche un pochino. Confrontandolo con la versione britannica in compenso scopro che ci sono due brani in piu', gli ultimi due del lato B (uno dei quali cantato in italiano..ma non dico altro).
Lo avranno fatto di proposito per spiazzarmi, o, come dicono su alcuni siti, 'sto disco e' proprio una chicca? A voi l'ardua sentenza. Per conto mio e' imperdibile.
Merita mezzo minuto di raccoglimento.
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WIRE - Behind the curtain (Early versions 1977-1978 )

Ci spostiamo in Inghilterra e parliamo di un gruppo incredibile. Un gruppo che, nonostante si sia formato nel 1976 (l' anno in cui il punk emetteva i primi mugolii), ha sempre fatto del post-punk, o meglio faceva del punk britannico fra i più inusuali e moderni. A piccoli sprazzi, nell’arco di un minuto o due, gli Wire compongono un tipo di brano deviante, che trascende dalla furente immediatezza punk, e nasconde sempre un lato oscuro, non istantaneamente decifrabile; è come se la necessità di rivolta e emancipazione, adesso si trasformi in maggior desiderio di intimismo, senza che ciò cancelli del tutto le tematiche sonore della generazione del ’77 inglese. Un intimismo comunque, che non si rivela ancora in un incupimento dei suoni, ma viene espresso semmai dalla labirinticità del brano, che nonostante la sua corta durata stupisce per incoerenza, sorprende l’ascoltatore nel non concedergli mai ciò che si aspetterebbe, creando un senso di incapacità ad essere afferrato, un senso di disagio, che non scaturisce dalle atmosfere, come nel dark, ma viene evocato direttamente dall’impostazione strutturale del pezzo.L’incompiutezza è anch’essa una componente fondamentale dei primi Wire, e fa parte di quello stesso intento destabilizzante per cui niente arriva mai nel momento in cui te lo aspetti. Cosi ogni pezzo finisce laddove ti aspetteresti che abbia ancora molto da dire, ed è come se ogni volta la melodia portante, ridotta al minimo dell’espressione concedibile, sia fondamentalmente qualcosa di trascurabile, meno importante della distorsione formale a cui costantemente viene sottoposto il pezzo.
Il disco nello specifico è una sorta di Peel sessions, ovvero altri takes rispetto a quelli degli albums (i primi tre in questo caso) raccolti in un unica sessione.
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WHITE FLAG - Third strike (L.A., 1984)

Terzo L.P. di quei burloni dei White flag . Il migliore per quando mi riguarda: la roba precedente era troppo debitrice nei confronti dei Germs, mentre quella successiva, pur rimanendo di ottima qualità, tende a poppizzarsi eccessivamente. La carica qua è quella giusta e i pezzi sono tirati e le chitarre al vetriolo. Pur non prendendosi troppo sul serio, Al Bum, Pat Fear, Jello B. Afro e Tracy Element ogni tanto se ne uscivano con delle liriche (usando ovviamente il sarcasmo) che non le mandavano affatto a dire.
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Sempre più Vinilici

Vinil brulé raddoppia. Sono onoratissimo di avvalermi della grande collaborazione di Alietzsche, nota vinilomane della zona, che ci delizierà a breve con i rips dalla sua sterminata collezione di vinili.
Benvenuta, sorellina

venerdì 18 giugno 2010

ANGRY SAMOANS - Play the songs of VOM 7'' (L.A., 1999)

Ora di storia. Gli Angry Samoans, seminale e pionieristica band punk californiana, prima di chiamarsi Angry Samoans si chiamavano Vom
Con questo nome registrarono un demo di 6 pezzi nel 1978. Ed ecco che, ventun anni dopo, gli Angry Samoans decidono di riproporre due di questi sei pezzi (il perchè non li abbiano ripresi tutti e sei rimane un mistero) adeguandoli (leggi accelerandoli) allo stile odierno.
DRIIIIIIN. Fine dell' ora di storia.
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giovedì 17 giugno 2010

MOTTEK & RAWPOWER Split E.P. (Starving missile, Toxic shock, 1986)

L' interesse principale nel postare questo rarissimo split E.P., oltre a quello storico, è rappresentato dal pezzo dei tedeschi Mottek, in quanto i pezzi dei Raw power sono tutti presenti nell' E.P. Wop hour. Sarebbe superfluo parlare degli emiliani Raw power, mi limiterò a dirvi che il pezzo "shout" dei Mortek é ottimo davvero: spietato thrashcore come piaceva un pò a tutti nella seconda metà degli anni '80.
You are the victim!!
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martedì 15 giugno 2010

PRIVATE SCHOOL - Lost in action 7'' (Canada, 1979)



Dischetto di qualità dalla terra degli aceri. Frizzante punk rock molto personale arricchito da qualche pizzico di D.O.A. qua e là. Ottima anche la registrazione (che non guasta mai).
I Private school aprirono niente popò di meno che per i signori Police nel 1979.
Money, guns and power...FUCK YOU!


Rarissimo video della band

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lunedì 14 giugno 2010

RHINO 39 - Rhino 39 L.P. (Los Angeles, 1986)

Album omonimo per i californiani Rhino 39, che esce per la Triple X a distanza di 7 anni dal mitico 7'' Xerox/ No compromise dalla scuderia Dangerhouse, ma anche a 7 anni di distanza dalla tragica dipartita del cantante originale Dave Bratton. Jack Grishan decise di fondare i T.S.O.L. dopo aver visto i Rhino 39 dal vivo al suo compleanno.

Myspace

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venerdì 4 giugno 2010

V.A. - Someone's gonna get their head to believe in something (BYO, 1992)

Fusione di 2 importantissime compilations della scena della California del sud targate Better youth organization: "Someone got their head kicked in" del 1982 e "Something to believe in " del 1984. Nitida fotografia di una delle scene più esplosive della storia della musica e di un' etichetta fondamentale del punk. I pezzi degli Adolescents sono tratti dal demo pre-L.P.
Spettacolo allo stato puro

Tracklist:

Youth Brigade-Violence
Agression-Intense Energy
Battalion of Saints-Beefmasters
Joneses-Pill Box
Bad Religion-In The Night
Aggression-Dear John Letter
Battalion of Saints-No More Lies
Adolescents-Who's Who
Social Distortion-Mass Hysteria
Joneses-Graveyard Rock
Youth Brigade-Boys In The Brigade
Agression-Rat Race
Adolescents-Wrecking Crew
Youth Brigade-Look In The Mirror
Battalion of Saints-Cops Are Out
Nils-Scrathches & Needles
Rigor Mortis-Silent Scream
Big Boys-History
Kraut-Pyramids
Youth Brigade-Care
SNFU-Victims Of The Womanizer
Personality Crisis-Piss On You
Channel 3-Indian Summer
7 Seconds-Out of Touch
Stretch Marks-Foreign Policy
Smarties-San Francisco
Hungry For What-The War Goes On
Jr Gone Wild-Tragedy in E
Royal Crown Revue-Hey Pachuco
That's It-Who's Life Is It Anyway?
Youth Brigade-One in Five

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giovedì 3 giugno 2010

SHOVLHED - Stove boy serves daily special (Victoria, 1992)

Cosa aspettarsi da dei canadesi grandi amici di Victims family, Nomeansno e membri di Show business giants e Saturn's flea collar? Senza ombra di dubbio genialità. Ed infatti questo disco trasuda genio. Genio a 300 all' ora e a 360 gradi. Sarebbe riduttivo e irrispettoso definirlo blandamente funkycore; questo lunghissimo L.P. contiene 33 gemme di MUSICA. Libera ed umorale, disinvolta e disinibita, veloce ed attenta, giocosa ed irriverente, caleidoscopica ed imprevedibile. Un' esperienza più unica che rara. Un grandissimo gruppo
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martedì 1 giugno 2010

PAGANS - Shit street ( Cleveland, 1977-1979)

Di tutte le "classiche" punk bands, i Pagans sono forse la più sottostimata. Incredibilmente non sono stati capaci di dare alla luce un solo L.P. durante la loro prima incarnzaione, quella storica dal 1977 al 1979, ma hanno accumulato tanto di quell' ottimo materiale tale da rendere possibile la realizzazione della leggendaria compilation postuma "Buried alive", che uscì come un fulmine a ciel sereno nel 1986.
"Shit street", uscita nel 2001 per la Crypt records, è invece la raccolta definitiva di tutto il materiale originale della band con anche un live set di 13 pezzi risalente all' agosto del '79.
I Pagans sono nella mia top list dei classici '77. Sprezzanti almeno quanto i loro concittadini Dead boys, (ai quali li preferisco), i Pagans sono dei veri e propri poeti dei lerci sotteranei a stelle e strisce ed il 7'' che apre questa raccolta ("Streets where nobody lives"/"What's this shit called love") ne è la dimostrazione: uno dei più grandi singoli punk di sempre.
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