I Cola freaks sono un interessantissimo combo danese di potente quanto originale post-punk suonato con attitudine decisamente hardcore e questo è il loro terzo singolo.
Mi ricordano alla lontana gruppi quali Wipers o Oblivians. Bravi davvero.
Parte dei Cola Freaks era nella band di Jay Reatard durante l' (ahimé) ultimo tour.
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Il primo disco solista di Jay Reatard, voce, chitarra e synth dei grandissimi Lost sounds . Puro e duro rock'n'roll che si snoda in 15 pezzi che messi insieme non fanno neanche mezz’ora di musica.
In questa avventura solista Jay punta direttamente all’essenza del rock'n'roll: melodie angolari che si incastrano in testa, batterie sparate a mille e chitarre che macinano riff su riff. Suono che ricorda un pò i maledetti Dwarves, ma più solare e preciso.
Veramente un bel disco, sempre perfetto fra trame melodiche e piaghe spastic-core.
Prendetevi una breve ma intesa pausa da folkerie varie e glitchismi post-moderni per addentrarvi nel r’n’r più sguaiato in circolazione: il fantasma di Jay Reatard sarà ben lieto di rovesciarvi addosso un po’ di sangue.
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Suono potente. Ritmi mozzafiato. Testi introspettivi. Questa è la formula degli indigesti. La prima, vera leggenda dell'hardcore punk italiano. Un pugno di ragazzi cresciuti sull'asse Vercelli-Biella-Torino che colpisce la scena indipendente italiana dei primi anni Ottanta con musica senza compromessi e live act infuocati. La band riesce nell'impresa di portare il proprio nome anche fuori dai confini nazionali. In Europa con una serie di furiosi tour in Germania, Olanda, Danimarca; Belgio, Svizzera e Francia; e poi negli Stati Uniti, con una formidabile tournée nel 1986: 23 concerti da costa a costa, da Filadelfia a San Francisco. Motore di quella sensazionale avventura, l' L.P. della band, "Osserva ti dall'inganno". Uno dei migliori lavori hardcore punk a livello mondiale: Dodici canzoni compresse come pallottole: una vera sfida lanciata al conformismo della nascente società dei mass-media. Un mondo vissuto con rabbia e analizzato in tutta le sue pericolose potenzialità da una band di giovanissimi, che ha saputo come pochi guardare nel cuore della società italiana e indicare i segni del suo male.
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I funambolici Ifix Tcen Tcen (gli over 30 ricorderanno il "significato" del loro nome) nacquero da una costola dei Nerorgasmo come progetto demential-core parallelo: questo mitico "Liquid Party", in vinile coloratissimo e con una figa sbrodante in copertina, è in pratica una raccolta di pop-disco-hits anni ottanta riviste e corrette, ma direi meglio devastate con rigore tecnico pressoché perfetto, per la gioia delle orecchie malate di noi cultori del trash-punk.
Questo "Liquid party" è il classico disco che gli mena a tutti, in primis all'odiosissimo Maicòl Gècson (la sua "Bad" venne qui stuprata per la prima volta). Della vena impietosa degli Ifix fecero le spese anche i Bitòls, i Frènchi Gòs Tù Ollivùd, Madonna, Emì Stiùart e molti, moolti altri trucidoni loro pari. Non voglio manco rovinarvi la sorpresa dicendovi quali e quante popstar dell'epoca subirono l'onore di un disonorante remake da parte dei nostri.Aggiungo anche che le cover in questione sono inframmezzate da brutali intermezzi pubblicitari basati sulla rilettura cinica e aberrata di molti spot allora in voga nelle programmazioni della Rai o della Fininvest: Dal preservativo Hatù alla disgustosa Fruittella, morbida-da-mordere-al-gusto-della-frutta-uò-uò. Che i nostri ascoltassero gli Squallor?
Da segnalare tra gli inserti anche una cover dei Blue Vomit ("Io non sono come voi") e una dei Germs ("The slave"), più due brani originali degli Ifix Tcen Tcen che spaccano letteralmente il culo, ovvero l'iperveloce, narcisistica "Io mi amo" e la conclusiva, apocalittica "Grazie del passaggio". Che dire? Capolavoro. Arte pura. Pezzo da collezione obbligatorio per tutti.
Peccato solo che il seguito, intitolato "Oltre la collina" non sia stato assolutamente ai livelli del tremebondo esordio. Ma per un disco come "Liquid party" non ci sono parole.
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