Come un' anguilla che scivola e si dimena, sfuggendo ad ogni tentativo di controllo, così "My life in the bush of Ghosts" dà un' impressione straniante ai primi ascolti, per via della messe di spunti e stimoli che pian piano si accumulano nella mente dell' ascoltatore, che sconcertano e destabilizzano per il loro contrasto. E' d' altronde arduo descrivere con semplicità questo disco: lo si potrebbe definire ad esempio, uno dei parti più riusciti di una stagione irripetibile della musica popolare grossolanamente chiamata "rock", nella fattispecie post-punk, a sua volta termine generico. Oppure un tentativo ardito e pure presuntuoso di creare una musica "nuova" che raccolga stimoli delle musiche del terzo mondo e li mescoli con suggestioni di suoni più conosciuti, al fine di realizzare qualcos' altro in un puro processo di creazione. O anche una delle manifestazioni più compiute del nuovo corso funky sterilizzato e passato sotto una volta di vetro ed acciao.
Sicuramente é il frutto più maturo, il massimo sforzo raggiunto da due menti colte, sfavillanti di intelligenza, innamorate dei suoni del mondo, che giocano con concetti, ritmi ed armonie trattati e rivoltati come un calzino.
320 Kbps
ECCOLO QUA
martedì 9 marzo 2010
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beeeelllo sto disco!
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