sabato 6 marzo 2010

I REFUSE IT! - Cronache del videotopo

L’uscita di questa raccolta in un periodo di vera e propria abbondanza di ristampe e antologie, dall’oramai abituale scontro con i “Bootleg Series” dylaniani fino all’essenziale corpo riesumato del capolavoro “No New York” (e per glissare sugli Young Gods e compagnia bella) rischia di passare colpevolmente sotto silenzio. E sarebbe un crimine non da poco, soprattutto per i musicofili delle prime file: nei venticinque brani di “Cronache del videotopo” è condensata la vita dei I Refuse It!, tra le band capofila del movimento ribattezzato GDHC, dove l’acronimo di difficoltosa pronuncia sta a significare Gran Ducato Hardcore. E sì, perché l’hardcore e il punk italiani del periodo avevano trovato comoda residenza in quel delle verdi colline toscane.

“Scrutiamo con occhi impazziti la nostra fugace realtà” recita il ritornello de “Le cronache del videotopo” e forse nessuna frase posticcia potrebbe sintetizzare con maggiore intensità e precisione il senso della vita artistica dei I Refuse It!; nella vacuità propria degli anni ’80, simbolo dell’affermazione globale del capitalismo, decennio che stratifica il significato di industria anche nei territori artistici, prodromo politico di ciò che ancora oggi stiamo vivendo, la prima e più tangibile possibilità di reazione è quella di scrutare la realtà cercando di inserirsi nelle falle del sistema, nei condotti d’aria che portano alla (pur illusoria) libertà. Il punk nella nostra solare terra fu il vero e proprio momento di rottura nei salotti culturali della musica, capace di scrollarsi di dosso il peso soffocante dell’autorità cantautoriale e i vezzi e i merletti del prog – che pur aveva dato i natali a quegli Area che per tutta la musica italiana rimangono esempio di inadattabilità a schemi predefiniti – e di urlare, stonando selvaggiamente. E questo, per la patria del bel canto, non è poi cosa da poco.

Tanto di cappello dunque alla Wide ma prima ancora a J. Zarco, Stefano, Sandro, Wally Dread e Boz Lapinski. In attesa di altre ristampe di questo livello, concludo con la base programmatica segnata in calce all’ultima pagina del libretto: “Autonomia vuol dire sperimentazione delle forme impensabili del pensiero, delle potenzialità nascoste dell’intelligenza, delle potenzialità compresse della tecnologia, sperimentazione di nuovi modelli di socialità. Essa vive oggi soltanto come eccesso e come rifiuto. Essa vive nelle parole di Zang Chung Chiao di fronte al tribunale speciale di Pechino: Mi rifiuto mi rifiuto mi rifiuto”.

di Raffaele Meale

320 Kbps



ECCOLO QUA

4 commenti:

  1. Tenchiù. Gli I refuse it! sono stati un gruppo importantissimo.

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  2. 7 euro and 50 cents at flight13 mailorder

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  3. Io ho il 7 pollici intitolato "i refuse it" ed il trafiletto dell'ultima pagina del libretto vien da questo

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