Di questi Dogs non so nulla, tranne che sono francesi, che non sono (ovviamente) Slaughter and the dogs, che hanno inciso un disco con lo stesso nome e che fanno del grandissimo punk rock. Sentite voi stessi. Questo disco è magistrale.
Se qualcuno ne sapesse di più che ci renda partecipi. Accetterei caramelle da questi sconosciuti Dogs francesi. A la santé
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venerdì 26 febbraio 2010
giovedì 25 febbraio 2010
SHIVVERS - Lost hits from Milwakee's first family of power-pop (1979-82)
Delizioso e raffinato powerpop con voce femminile. Melodie conturbanti ed orecchiabili che ne fanno un perfetto disco per limonare a mulinello in primavera oppure per stare al parco seduti con una cassa di birra a guardare le ragazze passeggiare giulive.
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SO MUCH HATE - Lies (Oslo, 1993)
Il più grande gruppo punk norvegese. Intenso, cupo il giusto e suonato strabene. Disco spettacolare
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IL BARATTOLO DI BRUSSU
Parafrasando Guccini potrei dire: "E nel barattolo stava il brussu, il formaggio pulsante sembrava fosse cosa viva"
All' inizio avevo un po' paura, lo desideravo ma allo stesso tempo lo temevo, comunque sentivo che era giunto il momento; mi son fatto coraggio ed ho aperto quel barattolo che avevo chiuso 3 anni fa senza mai più aprirlo. Il momento fu solenne. Lo sentivo forte forte nonostante lo tenessi a distanza di sicurezza. Quasi mi guardava; avevo paura ma non glielo davo ad intendere. Di un gesto sicuro infilai il coltello, la mia Excalibur, in quel barattolo dalle pareti cariche di condensa. Affondai nel cuore della bestia, oramai spudoratamente color cremisi e tirai fuori il famigerato Brussu il cui destino era segnato da due fette di pane. Una bomba. Qualcosa di incredibile. L' ottava meraviglia del mondo è il brussu stagionato. Solo per palati rock and roll. Ho finito il panino da quasi un' ora e ancora ne sento bello chiaro il sapore. Mescalinico. Mi piace essere lirico col formaggio
Non sapete cos'è il Brussu? Ravvedetevi finche siete in tempo
http://www.paninodautore.it/?p=98
All' inizio avevo un po' paura, lo desideravo ma allo stesso tempo lo temevo, comunque sentivo che era giunto il momento; mi son fatto coraggio ed ho aperto quel barattolo che avevo chiuso 3 anni fa senza mai più aprirlo. Il momento fu solenne. Lo sentivo forte forte nonostante lo tenessi a distanza di sicurezza. Quasi mi guardava; avevo paura ma non glielo davo ad intendere. Di un gesto sicuro infilai il coltello, la mia Excalibur, in quel barattolo dalle pareti cariche di condensa. Affondai nel cuore della bestia, oramai spudoratamente color cremisi e tirai fuori il famigerato Brussu il cui destino era segnato da due fette di pane. Una bomba. Qualcosa di incredibile. L' ottava meraviglia del mondo è il brussu stagionato. Solo per palati rock and roll. Ho finito il panino da quasi un' ora e ancora ne sento bello chiaro il sapore. Mescalinico. Mi piace essere lirico col formaggio
Non sapete cos'è il Brussu? Ravvedetevi finche siete in tempo
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HILLBILLY HELLCATS - Rev it up with Taz (Colorado, 1996)
Ho sempre amato i gruppi sfigati. Gli Hillbilly hellcats sono uno di quelli. Troppo dolciastri per attirare il pubblico psychobilly e troppo ruvidi per quello rockabilly, questa situazione li ha relegati nel limbo degli incompiuti. Questo nonostante le grandi doti tecniche e compositive. La loro musica passa dal classico rock'n'roll, al bluegrass (splendida l' intro con un banjo indivolato) con un pizzico di jazz e momenti di furia quasi punk. Davvero un bel disco ispirato e godibilissimo.
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mercoledì 24 febbraio 2010
GAYRILLA BISCUITS - Hung queens can suck it E.P. (L.A., 2006)
Una formazione di spicco del movimento ultrasotterraneo del queercore è senza ombra di dubbio quella dei Gayrilla biscuits. Estremi sostenitori del "Gay edge", Gay Cappo, Mike Fudge, Dan Homo Mahoney e Zach Gay La Rocha sfornano questo potentissimo E.P. di covers di pezzi storici di HC straight edge rivisitandoli a modo loro. Così "Flame still burns" degli Youth of today diventa "Flaming ass still burns", "Betrayed" dei Minor threat si trasforma in "Be gay", "Screaming for change" degli Uniform choice riappare come "Screaming for Jizz" e cosi via.
Manco a dirlo, questo E.P. è mastodontico: HC di rara potenza come non se ne sente molto in giro.
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Manco a dirlo, questo E.P. è mastodontico: HC di rara potenza come non se ne sente molto in giro.
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FEEDERZ - Jesus 7'' (Arizona, 1980)
Frank Discussion e i Feederz sono vicini al movimento situazionista. Frank era conosciuto per i suoi "subvertisements" e per gli "interventions",tramite i quali si deviano avvenimenti fisici intervenendo con un elemento fuori posto nel mondo fisico. Per capirne di più vi riamndo alla lettura di "Mind invaders" o qualsiasi libro di Luther Blisset.
Musicalmente questo E.P. è validissimo punk rock lisergico, teso e spiazzante in pieno Alternative tentacles style.
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Musicalmente questo E.P. è validissimo punk rock lisergico, teso e spiazzante in pieno Alternative tentacles style.
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MEATMEN - Stud powercock (The Posh Boy years 81-84)
I Meatmen di Detroit vomitavano musichette infantili su testi non molto più maturi. L' intro di "Tooling for anus" realizzata con un registratore a bobina nella camera da letto del signor Ramsey sembra un gruppo di bambini, che si registrava le scorregge e lo trovano tremendamente divertente, quando invece si tratta di studenti universitari. In quei giorni di gloria la vita di Tesco Vee (il cantante) era diventata una strana giustapposizione sociologica: da quando era uscito dal college lavorava (dietro raccamandazione del padre, che era direttore scolastico) come maestro elementare di giorno, poi di sera indossava gambali di pelle e s' infilava microfoni nel culo.
Questa raccolta racchiude i primi due E.P. "Blood Sausage" dell' 81 (con "Tooling for anus" e "I'm glad i'm not a girl") "Crippled children suck" dell' 82 (passato alla storia per il cattivo gusto della copertina), l' L.P. che gli ha resi famosi "We're the Meatmen...and you suck!" dell' 83 e l' E.P. "Dutch Hercules" dell' 84. Un classico da non perdere.
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Questa raccolta racchiude i primi due E.P. "Blood Sausage" dell' 81 (con "Tooling for anus" e "I'm glad i'm not a girl") "Crippled children suck" dell' 82 (passato alla storia per il cattivo gusto della copertina), l' L.P. che gli ha resi famosi "We're the Meatmen...and you suck!" dell' 83 e l' E.P. "Dutch Hercules" dell' 84. Un classico da non perdere.
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LOS STRAITJACKETS - Twist party (Nashville, 2006)
Saro' prolisso.
Muovete il culo al ritmo dei Los straitjackets ed i loro Twist!
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Due dischi blues
Per non dimenticare le nostre origini. Un disco americano e uno europeo. Un disco nero e un disco bianco. Due dischi blu
JOHN LEE HOOKER - House of the blues (Mississipi, 1959)
Lo stile chitarristico di John Lee Hooker è molto vicino allo stile Boogie Woogie per pianoforte. Le linee di basso, tenute col pollice, le pause di enfasi alla fine dei fraseggi ed una serie di effetti, legature, picchettati veloci e vibrati hanno generato il suo stile personale, che affonda le radici nelle tecniche tradizionali del blues acustico, ma che si evolve anche verso uno stile più incalzante ed ipnotico. Segno distintivo è la composizione che si articola, nel tema principale, attorno ad un unico accordo suonato in maniera ostinata ed ipnotica, eredità dello stile della Louisiana mutuato dal patrigno.
Questo è il secondo disco della sterminata discografia del Maestro: dolori e sogni di un piccolo grande uomo, Blues basici e Boogie ipnotici con l' incessante piede che scandisce il tempo che passa inesorabile.
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CHICKEN SHACK - 40 blue fingers, freshly packed and ready to serve (UK, 1968)
Ideatore e animatore della formazione è il chitarrista Stan Webb ; originario di Birmingham, nel 1966 si trasferisce a Londra dove incontra la Perfect e il bassista Andy Sylvester (che sin dal ’64 suonano assieme nei Sounds of Blue, lo stesso complesso del futuro Traffic Chris Wood). Il gruppo viene completato con l’inserimento del batterista Dave Bidwell e, come accade ai Fleetwood Mac, guadagna un contratto discografico con la Blue Horizon.
Nel 1968 i Chicken Shack pubblicano l’album d'esordio, 40 blue fingers freshly packed & ready to serve (prodotto da Mike Vernon), al quale collaborano Dick Heckstall Smith e Johnny Almond ai sassofoni.
La musica ha dei solidi punti di riferimento nel blues revival dei primi anni Sessanta e nei Bluesbreakers di Mayall, accostando alla matrice tradizionale l’attitudine ad un suono non eccessivamente curato ed elaborato, che fa della semplicità espressiva il suo punto di forza. Lo stile alla chitarra di Webb non è formalmente perfetto né particolarmente innovativo, ma risulta tirato e godibile, la Perfect svolge un prezioso lavoro all’organo e soprattutto al piano, mentre la sezione ritmica è solida e precisa.
Numerose le cover presenti, tra le quali risalta King of the world di John Lee Hooker.
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JOHN LEE HOOKER - House of the blues (Mississipi, 1959)
Lo stile chitarristico di John Lee Hooker è molto vicino allo stile Boogie Woogie per pianoforte. Le linee di basso, tenute col pollice, le pause di enfasi alla fine dei fraseggi ed una serie di effetti, legature, picchettati veloci e vibrati hanno generato il suo stile personale, che affonda le radici nelle tecniche tradizionali del blues acustico, ma che si evolve anche verso uno stile più incalzante ed ipnotico. Segno distintivo è la composizione che si articola, nel tema principale, attorno ad un unico accordo suonato in maniera ostinata ed ipnotica, eredità dello stile della Louisiana mutuato dal patrigno.
Questo è il secondo disco della sterminata discografia del Maestro: dolori e sogni di un piccolo grande uomo, Blues basici e Boogie ipnotici con l' incessante piede che scandisce il tempo che passa inesorabile.
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CHICKEN SHACK - 40 blue fingers, freshly packed and ready to serve (UK, 1968)
Ideatore e animatore della formazione è il chitarrista Stan Webb ; originario di Birmingham, nel 1966 si trasferisce a Londra dove incontra la Perfect e il bassista Andy Sylvester (che sin dal ’64 suonano assieme nei Sounds of Blue, lo stesso complesso del futuro Traffic Chris Wood). Il gruppo viene completato con l’inserimento del batterista Dave Bidwell e, come accade ai Fleetwood Mac, guadagna un contratto discografico con la Blue Horizon.
Nel 1968 i Chicken Shack pubblicano l’album d'esordio, 40 blue fingers freshly packed & ready to serve (prodotto da Mike Vernon), al quale collaborano Dick Heckstall Smith e Johnny Almond ai sassofoni.
La musica ha dei solidi punti di riferimento nel blues revival dei primi anni Sessanta e nei Bluesbreakers di Mayall, accostando alla matrice tradizionale l’attitudine ad un suono non eccessivamente curato ed elaborato, che fa della semplicità espressiva il suo punto di forza. Lo stile alla chitarra di Webb non è formalmente perfetto né particolarmente innovativo, ma risulta tirato e godibile, la Perfect svolge un prezioso lavoro all’organo e soprattutto al piano, mentre la sezione ritmica è solida e precisa.
Numerose le cover presenti, tra le quali risalta King of the world di John Lee Hooker.
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martedì 23 febbraio 2010
CALABRESE - The travellin' vampire show (Arizona, 2007)
Questo post lo dedico con tutto il cuore a Bossi e alla sua banda di decerebrati senza capo, né coda, né pace.
Parlo di tre Calabrese (I Ramones di Tropea?) : Jimmy Calabrese (Basso e voce), Bobby Calabrese (Chitarra e voce) e Davey Calabrese (Batteria) e del loro sorprendente "The travelling vampire show", disco che li incorona, senza se e senza ma, come nuovi Misfits. I tre fratelli (?) di Glendale (?) amano bazzicare in ambienti malsani, oscuri ed orrorifici e si circondano di amici morti viventi armati di contrabasso e chitarre elettriche ultradistorte. Li rispettano e ne condividono palchi di fortuna innalzati in cimiteri di mezzo mondo, ma la loro concezione di Horror è diversa: il basso è elettrico e il loro credo è il punk. L' horror-punk. Quello per cui i Misfits sono morti (?). I cantati sono lirici ed invadenti (tonalità un po' meno gigion-elvisiane di Danzig forse) conditi da cori altisonanti. La chitarra distorta ma nitida distribuisce degli one string riffs tesi e danzerecci che invitano il basso e la batteria a completare l' opera (un requiem chiaramente) con sonorità rotonde e cupe. Se Renzo Bossi non riesce a superare l' esame di maturità, i Calabrese passano l' esame di Horror punk a pieni voti.
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Parlo di tre Calabrese (I Ramones di Tropea?) : Jimmy Calabrese (Basso e voce), Bobby Calabrese (Chitarra e voce) e Davey Calabrese (Batteria) e del loro sorprendente "The travelling vampire show", disco che li incorona, senza se e senza ma, come nuovi Misfits. I tre fratelli (?) di Glendale (?) amano bazzicare in ambienti malsani, oscuri ed orrorifici e si circondano di amici morti viventi armati di contrabasso e chitarre elettriche ultradistorte. Li rispettano e ne condividono palchi di fortuna innalzati in cimiteri di mezzo mondo, ma la loro concezione di Horror è diversa: il basso è elettrico e il loro credo è il punk. L' horror-punk. Quello per cui i Misfits sono morti (?). I cantati sono lirici ed invadenti (tonalità un po' meno gigion-elvisiane di Danzig forse) conditi da cori altisonanti. La chitarra distorta ma nitida distribuisce degli one string riffs tesi e danzerecci che invitano il basso e la batteria a completare l' opera (un requiem chiaramente) con sonorità rotonde e cupe. Se Renzo Bossi non riesce a superare l' esame di maturità, i Calabrese passano l' esame di Horror punk a pieni voti.
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REZILLOS - Can't stand the rezillos - The (almost) complete rezillos
Esagitati, esuberanti, folli ma mai da isteria, piuttosto da osteria. La punk a new wave band più divertente della storia. Quelli con cui vorresti passare il sabato sera ma che mai presenteresti a tua figlia. Ogni pezzo dei Rezillos sembra la sigla di un cartone animato. I Rezillos sono la colonna sonora dell' immaginario collettivo dei bimbi ultra 30enni. I Rezillos sono stati 16esimi nella UK chart. Questo disco dei Rezillos nel 1994 è stato citato da The Guinness Encyclopedia of popular music come uno dei migliori 50 dischi punk di tutti i tempi. I Rezillos sono rock and roll allo stato puro. I Rezillos non moriranno mai
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V.A. - The roots of Chica (Psychedelic cumbias from Perù) 1968-1978
Chicha è il nome di una bevanda leggermente alcolica nota e cara agli Incas nell’epoca pre-colombiana. Chicha è anche il nome di un genere musicale sud americano che esplose nei tardi anni '70 nell’Amazzonia peruviana. Inizialmente influenzata dalla cumbia colombiana, ben presto incorporò melodie andine, son cubano e conquistò il suono psichedelico delle chitarre surf, degli organi Farfisa e dei sintetizzatori Moog. Questa è una compilation che raccoglie i successi dei gruppi capostipiti della Chicha delle origini su cui spiccano gli ottimi Mirlos e il loro sonido amazonico. Parafrasando il Totti più cosmopolita esclamo: "Cumbia!!"
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SOCIAL UNREST - Complete discography vol.1
Furioso punk HC band di San Francisco nata a cavallo fra il 1978 e il 1979. "Making room for youth" del 1981 si ritaglia un posto fra i classici del genere. Qua c' è la discografia completa del primo periodo, sicuramente quello più interessante.
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lunedì 22 febbraio 2010
CLOROX GIRLS - Clorox girls LP (Portland, 2004)
Complimenti ai Clorox girls. Sono proprio bravi. E' raro trovare dei dischi così nel nuovo millennio. Questi, nonostante la provenienza geografica, sono i figli legittimi di Red Kross, Crowd, Adolescents, TSOL e sfoderano del fresco punk rock suonato e cantato come dio comanda. I loro pezzi sono brevi, tirati e carichi di una contagiosa energia. Hanno preferito lesinare sulla durata piuttosto che sulla qualità, scelta da condividere tutta la vita. Non mi stufo mai di ascoltare questo LP. Un fulmine a ciel sereno
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CONTROPOTERE - Nessuna speranza, nessuna paura (Napoli, 1988)
I napoletani Contropotere sono una delle migliori band italiche di sempre.
Prodotto dall' Attack punk di Helena Velena e graziato da una buona produzione, presenta brani di insolita lunghezza (7 minuti di media!!). Questo particolare fa intendere come il termine "Hardcore" sia riduttivo nei confronti del combo campano, aperto alle più disparate influenze. Immergendo la mano in questo ribollente paiolo si possono trovare oscuri tamburi dalla cadenza ipnotica, sottili arabeschi di chitarre abrasive, melodie ed echi orientali, pianoforti e suggestioni mediterranee, potenti percussioni e linee di basso sotto riff graffianti ed ovviamente le accelerazioni hardcore a ricreare il caos là dove regnava una pace oscura e disturbante. I testi , disperati e poetici, sono declamati dalla voce di Lucia.
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Prodotto dall' Attack punk di Helena Velena e graziato da una buona produzione, presenta brani di insolita lunghezza (7 minuti di media!!). Questo particolare fa intendere come il termine "Hardcore" sia riduttivo nei confronti del combo campano, aperto alle più disparate influenze. Immergendo la mano in questo ribollente paiolo si possono trovare oscuri tamburi dalla cadenza ipnotica, sottili arabeschi di chitarre abrasive, melodie ed echi orientali, pianoforti e suggestioni mediterranee, potenti percussioni e linee di basso sotto riff graffianti ed ovviamente le accelerazioni hardcore a ricreare il caos là dove regnava una pace oscura e disturbante. I testi , disperati e poetici, sono declamati dalla voce di Lucia.
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GEINOH YAMASHIROGUMI - Akira original soundtrack
Il successo planetario del lungometraggio Akira (1988) fu la consacrazione di un opera che fissò svariati capisaldi nell’ambito del cinema di animazione che sarebbero divenuti punti di riferimento negli anni a venire. Il regista Katsuhiro Otomo commissionò la realizzazione della colonna sonora all’ensemble di musicisti Geinoh Yamashirogumi, di cui aveva già avuto modo di apprezzare il lavoro.
Il risultato fu del tutto all’altezza delle aspettative: così risonante con i momenti del film da diventarne un elemento indissolubile e, considerandolo come un disco a sé stante, un trionfo di contaminazione e sperimentazione.
Il collettivo, attivo dal 1974 e diretto dal compositore Yamashirogumi Shoji, impernia la propria ricerca su una suggestiva fusione di stili derivati dal folklore di vari luoghi del mondo e successivamente integrata con l’elettronica. La commistione di tradizionale e moderno, di world music e sintetizzatori, è perfetta per amplificare le visioni messianiche e cyberpunk di Otomo.
I brani di questo album, anche se sarebbe più corretto chiamarli capitoli essendo titolati sulle varie scene o personaggi del film, variano da composizioni dominate da ritmiche tribali e solenni eruzioni corali (“kaneda”, “the battle against the clowns” e “tetsuo”, in questo senso, sono autentici capolavori) fino a minimaliste ed oniriche gemme strumentali come “winds over Neo-Tokyo” o “illusion”.
I mantra di “shohmyoh” e “mutation” compiono straordinarie perlustrazioni delle possibilità evocative della voce-strumento, accompagnando l'ascoltatore attraverso queste forme musicali, magari un po' aliene ed ostiche, con gusto e senso estetico. L'imponente "requiem" compendia tutte le manifestazioni del disco, riprendendo in chiusura il tema iniziale e chiudendo idealmente il cerchio.
Un disco strepitoso sotto ogni aspetto, non mancherà di esaltare i più avventurosi ed esigenti.
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Il risultato fu del tutto all’altezza delle aspettative: così risonante con i momenti del film da diventarne un elemento indissolubile e, considerandolo come un disco a sé stante, un trionfo di contaminazione e sperimentazione.
Il collettivo, attivo dal 1974 e diretto dal compositore Yamashirogumi Shoji, impernia la propria ricerca su una suggestiva fusione di stili derivati dal folklore di vari luoghi del mondo e successivamente integrata con l’elettronica. La commistione di tradizionale e moderno, di world music e sintetizzatori, è perfetta per amplificare le visioni messianiche e cyberpunk di Otomo.
I brani di questo album, anche se sarebbe più corretto chiamarli capitoli essendo titolati sulle varie scene o personaggi del film, variano da composizioni dominate da ritmiche tribali e solenni eruzioni corali (“kaneda”, “the battle against the clowns” e “tetsuo”, in questo senso, sono autentici capolavori) fino a minimaliste ed oniriche gemme strumentali come “winds over Neo-Tokyo” o “illusion”.
I mantra di “shohmyoh” e “mutation” compiono straordinarie perlustrazioni delle possibilità evocative della voce-strumento, accompagnando l'ascoltatore attraverso queste forme musicali, magari un po' aliene ed ostiche, con gusto e senso estetico. L'imponente "requiem" compendia tutte le manifestazioni del disco, riprendendo in chiusura il tema iniziale e chiudendo idealmente il cerchio.
Un disco strepitoso sotto ogni aspetto, non mancherà di esaltare i più avventurosi ed esigenti.
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FEAR - The record (L.A., 1982)
La meno ortodossa e la più punk (ideologicamente parlando) del manipolo di bands HC americane di quel magico periodo. Assolutamente vulcanici e geniali hanno reinventato un genere appena nato e rivoluzionato un qualcosa di rivoluzionario. Il loro cantante ed in seguito attore hollywoodiano, Lee Ving, è un bluesman impazzito per l' hardcore e per le risse e questo disco, che racchiude 15 canzoni in 27 minuti, è la sintesi di quanto descritto. Un capolavoro unico in cui la velocità e la violenza HC fagocitano schemi tipici del jazz o del blues. I Fear vivevano negli ambienti più degradati e squallidi che si possano immaginare, ma per loro il modo di sopravvivere in tale contesto non fu quello esclusivo dell' opposizione o rivoluzione: i Fear non volevano cambiare le cose; ma tramite tragico sarcasmo defraudarle di importanza e peso e quindi sopportarla. Da qui la levità canzonatoria della formula jazz, di contro alla seriosità apocalittica hardcore. Alienazione, desolazione e sarcasmo demenziale racchiusi nelle stesse tracce. Fondamentale
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ELECTRIC CHAIRS - Blatantly offenzive (New York, 1978) E.P.
"Vulgar, derivative, flamboyantly gay and often idiotic, the Electric Chairs were pretty much everything you could want in a rock and roll band."
La trashy-punk rock'n'roll band di Wayne County (prima di cambiare sesso per finire la carriera col nome di Jayne) al massimo dell' ispirazione. Rock'n'roll crudo, asciutto e cattivo con in primo in piano un battersita stratosferico e l' irriverente voce di Wayne che fin dai primi versi del disco chiarisce la sua politica "If you don't want to fuck me baby well baby fuck off". Ogni canzone racconte storie che hanno come minimo comun denominatore l' ambiguità. Ogni episodio, però, ha ambientazioni ed atmosfere diverse e la band riesce perfettamente a creare questi scenari.
Questo disco è un buco di cult
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La trashy-punk rock'n'roll band di Wayne County (prima di cambiare sesso per finire la carriera col nome di Jayne) al massimo dell' ispirazione. Rock'n'roll crudo, asciutto e cattivo con in primo in piano un battersita stratosferico e l' irriverente voce di Wayne che fin dai primi versi del disco chiarisce la sua politica "If you don't want to fuck me baby well baby fuck off". Ogni canzone racconte storie che hanno come minimo comun denominatore l' ambiguità. Ogni episodio, però, ha ambientazioni ed atmosfere diverse e la band riesce perfettamente a creare questi scenari.
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domenica 21 febbraio 2010
EBBA GRON - Pro-rock 7'' (Sweden, 1978)
In Svezia sono un' istituzione e ascoltando questo disco non fatico a crederlo. I gruppi come gli Ebba Gron sono fondamentali per la storia del rock and roll, ne alimentano lo spirito e ne fanno maturare il suono. Quei gruppi che coinvolgono con i loro pezzi, tendono il filo invisibile che lega fra di loro i membri della tribu' del rock and roll. A rafforzare questa mia dichiarazione c' è il loro rifiuto a svariate offerte milionarie in cambio di una reunion e di un disco. E' il loro secondo 7''. Enjoy!
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THE EAT - Communist radio/ Catholic love 7'' (Florida, 1979)
Spesso diffido irrazionalmente dei dischi live ed in questo caso la mia esitazione si è rivelata completamente fuori luogo. Siamo davanti a 2 pezzi dal vivo di insano punk 77 ottimamente suonato. Più iconoclasta il primo, più rockerrolleggiante e "romantico" il secondo. Entrambi brevi e belli.
Questo 7'' è stato stampato in 500 copie e su ebay lo si vende ad 800 $
Viva.
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FLIRT - Don't Push Me! - De-Generator 7'' (Detroit, 1978)
"Don't push me" è un ottimo pezzo di punk'n'roll venato di hard rock, sonorità tipica di Detroit. Ma, dio mio, dio mio, De-generator!! E' quello il succo del 7''! Inizia dritto senza fronzolo alcuno e spacca dall' inizio alla fine. Una voce incredibile tutta sui toni alti si prodiga in un cantato eccezionalmente intenso e piccoli potenti assoli sparsi qua e la esaltano esponenzialmente la potenza del brano. Certo, ricordano gli MC5, ma SPACCANO IL CULO!!
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JELLO BIAFRA & THE GUANTANAMO MEDICINE - Audacity of hype (2009)
Questo lo posto a gentile richiesta, nonostante il disco mi abbia parecchio deluso. Nonostante gli effettivi mastodontici (Ralph Spight dei Victims family e Billy Gould dei Faith no more oltre al leader dei Dead Kennedys) e qualche guizzo interessante è piatto e con poche idee.
Sembra un lavoro preparato in fretta e furia e senza aver chiaro i propositi musicali. Jello dovrebbe smettere di Biafrizzare totalmente tutte le collaborazioni alle quali partecipa.
A voi la sentenza
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Sembra un lavoro preparato in fretta e furia e senza aver chiaro i propositi musicali. Jello dovrebbe smettere di Biafrizzare totalmente tutte le collaborazioni alle quali partecipa.
A voi la sentenza
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THE CROWD - A world apart (California, 1980) + Beach blvd compilation tracks (1979)
Altra grandissima uscita della Posh boy per gli OC punk surfers Crowd i quali ci deliziano con il loro summer-punk adrenalinico e godibilissimo, taumaturgico ed infestante. Ti si stampa nel cervelletto in maniera irreversibile. Da ascoltare con una confezione da 6 di birra ghiacciata.
A quelli del disco aggiungo i fantastici pezzi usciti l' anno prima nella compilation "Beach blvd"
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V.A. - Powerpearls Vol.3
* Bank Holiday Weekend (Seventeen, UK, 1979, from only 7")
* Make The Rules (Orbits, USA, 1980, from only 7")
* Crazy Today (UXB, UK, 1980, from only 7")
* Who's Gonna Tell Mary? (Moondogs, N. Ireland, 1981, from only LP)
* Tapan Aikaa (Problems?, Finland, 1979, from 2.7")
* John (Vertex, Sweden, 1981, from 2.7")
* Can't Wait 'Till The Summer Comes (Ronnie Mayor, UK, 1981, from only 7")
* You Don't Live Here Anymore (Fans, USA, 1980, from one of numerous wimpy 7"s)
* Together (Testors, USA, 1980, from only 7")
* I Want My Woody Back (Barracudas, UK, 1979, from 1.7")
* Time (Speedies, USA, 1981, from 2.7")
* Degeneration (Blitzz, Holland, 1978, from 1.7")
* It Shows In Your Face (Gas, UK, 1980, from 1.7")
* No Man's Land (Legendary Luton Kippers, UK, 1979, from only 7")
* Bjorn Borg (Goteborg Sound, Sweden, 1980, from 4.7")
* She's Too Clever For Me (T.P.I., UK, 1979, from only 7")
* No Direction (Start, USA, 1981, from only 7")
* No Way (Donkeys, UK, 1980, from 3.7")
Ottima compilation di powerpop che in alcuni casi sconfina nel punk
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* Make The Rules (Orbits, USA, 1980, from only 7")
* Crazy Today (UXB, UK, 1980, from only 7")
* Who's Gonna Tell Mary? (Moondogs, N. Ireland, 1981, from only LP)
* Tapan Aikaa (Problems?, Finland, 1979, from 2.7")
* John (Vertex, Sweden, 1981, from 2.7")
* Can't Wait 'Till The Summer Comes (Ronnie Mayor, UK, 1981, from only 7")
* You Don't Live Here Anymore (Fans, USA, 1980, from one of numerous wimpy 7"s)
* Together (Testors, USA, 1980, from only 7")
* I Want My Woody Back (Barracudas, UK, 1979, from 1.7")
* Time (Speedies, USA, 1981, from 2.7")
* Degeneration (Blitzz, Holland, 1978, from 1.7")
* It Shows In Your Face (Gas, UK, 1980, from 1.7")
* No Man's Land (Legendary Luton Kippers, UK, 1979, from only 7")
* Bjorn Borg (Goteborg Sound, Sweden, 1980, from 4.7")
* She's Too Clever For Me (T.P.I., UK, 1979, from only 7")
* No Direction (Start, USA, 1981, from only 7")
* No Way (Donkeys, UK, 1980, from 3.7")
Ottima compilation di powerpop che in alcuni casi sconfina nel punk
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sabato 20 febbraio 2010
THE NERVES - The nerves 7'' (L.A., 1976)
Ma quanto è bello questo dischetto? E' proprio vero che le dimensioni non contano. Questo è un magnifico 7'' di finissimo powerpop. C'è una cover della supermega hit di Blondie "Hanging on the telephone", ma i miei pezzi preferiti sono "When you find out" e "Working too hard". Cheers!
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BLACK RANDY & THE METROSQUAD - Pass the dust, i think i'm Bowie (L.A., 1980)
I Metrosquad erano un supergruppo dell' era del punk di Hollywood: la formazione includeva membri dei Randoms, degli Eyes e dei Dils, così come un altro co-fondatore della Dangerhouse, David Browne. Musicalmente si discostavano dalla furia del punk; sembravano piuttosto James Brown in acido pieno. Si sente nei loro pezzi lisergici anche qualche eco delle prime cose di Blondie o degli Who. Erano una band divertente, un gruppo scherzo, nel senso che l' umorismo era la chiave per comprendere appieno il paradiso artficiale che Black Randy e soci avevano raggiunto e la chiave di lettura degll' organo schizoide e dell' alcolico scherno della voce stridula e sarcastica di Randy che Black proprio non é. La sua è voce autenticamente indecente che sfocia spesso nel ghigno malefico o nel disgusto verso tutto. La band, mentre suonava delle cover quali "Shaft" "Say It Loud (I'm Black and I'm Proud)", era in perfetta sintonia sintonia con Randy facendo gli sbruffoni e cadendo nel grottesco quando si vantano di essere neri (salvo essere bianchissimi).
Black Randy come paroliere é (chi l' avrebbe mai detto?) satirico ed ogni argomento che tocca lo rende oltraggioso ed osceno, ma ben concreto e radicato nel mondo reale in modo da ottenere sempre l' effetto critico voluto. Praticamente l' anti-Zappa.
Un disco totalmente punk, veramente punk
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A PIEDI NUDI - Creazione (1995)
La creazione del combo scalzo è affascinante, complessa ed a tratti oscura. Potenti riff di chitarra si intersecano con tappeti di tastiere e dialogano costantemente cercando di sorprendersi con trovate inconsuete e disumani stop and go. Cantati solidi e testi affatto banali, interessanti incursioni di flauto e corno francese ed un basso rimbalzante cementano il tutto.Gli A piedi nudi si potrebbero piazzare grossolanamente a cavallo fra BALLETTO DI BRONZO e KING CRIMSON; fanno loro il prog sinfonico degli anni '70 incattivendolo il giusto. A mio modestissimo parere gli A piedi nudi assieme agli Anglagard sono le migliori prog band degli anni '90. BOOOOM!
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venerdì 19 febbraio 2010
DECIBEL - Vivo da re (Milano, 1980)
Da Radio Molotov:
"Bizzarra creatura milanese che merita di essere considerata soltanto per la sua attività nel periodo 1977-80 (i due album successivi del 1982 e del 1998 sono tutt'altra cosa). Capitanati dal carismatico dandy-rocker Enrico Ruggeri, i quattro si dimostrano capaci di adattarsi con anticipo e abilità alle mode musicali del momento. Così, li troviamo giovani punkettoni nel settantottino Punk: c'è il nichilismo, l'ironia, la volgarità, ma anche un atteggiamento sbruffone da figli di papà che non era ben digerito dai punk integralisti della prima ora.
In Vivo da re, invece, i milanesi levigano il loro suono, adesso più chiaramente influenzato dalla new wave straniera, senza però perdere in freschezza ed efficacia. Non ci sono praticamente più le chitarre distorte e farla da padrone sono le tastiere e le liriche decadenti del Ruggeri pre-tv. Il loro è ormai diventato un pop-punk minimalista che strizza con astuzia l'occhio al mercato (vedi la partecipazione a Sanremo nel 1980), ma che riesce ancora a raggiungere ottimi risultati ("Teenager", "Decibel")".
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THE NEANDERTHALS - The latest menace to human race (1994)
Scuderia Spinout, sinonimo di un certo modo rozzo di intendere il rock'n'roll, religiosamente legato alle origini ma con il distorsore acceso e il pitch a -4. I Neanderthals, cui nome la dice lunga sulle loro buone maniere, non fanno eccezione alla magica formula. Musicalmente devono tantissimo ai Sonics e come coglionaggine palesata nei testi non hanno nulla da invidiare agli Screeching weasel. Spettacolari i coretti " aaah uh aaaah uh" quando ci annunciano felici che "Betty Lou has got a new tatoo". Un incitamento a distruggere la propria camera.
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AFFLUENTE - Libera fame (2007)
Questo disco è pazzesco e spacca letteralmente il culo. Dire che sono gli Uniforn Choice italiani è davvero riduttivo. Gli Affluente sono gli Affluente; una creatura che vive di vita propria, che ha un incipit ed uno svolgimento bello chiaro, limpido e viscerale... è un pugno nello stomaco, lucido e per questo il più violento possibile. E' la creatura tanto voluta da Carlo Cannella, storico frontman degli Stige. In poche sillabe: Hardcore.
Non stiamo parlando di un disco fotocopia o di un disco nostalgico, non intendiamo neanche il metal che oggi viene spacciato per hardcore di nuova generazione, ma un disco di "vero" hardcore, inteso come combinazione di musica violenta e veloce (altrimenti sarebbe punk), attitudine consapevole (altrimenti sarebbe metal) e completato da testi impegnati (altrimenti sarebbe pop).
Gli Affluente prendono tutti di sorpresa e compongono uno dei dischi più potenti ed affascinanti, nonchè più completi, di questo inizio millenio. Detta così sembra eccessiva, per questo andremo a snocciolare punto per punto i motivi che giustificano una tale affermazione: gli Affluente (eredi diretti di Dictatrista e Stige) sono un gruppo storico della scena italiana, provengono dalle Marche e in passato hanno dedicato un intero disco ai numi tutelari dell' hardcore (il precedente TSOL), utilizzandone i nomi italianizzati come titoli per i brani dell' album. Geniale ed esaltante.
Il disco esce per la SOA records, ulteriore marchio di garanzia sull' autenticità della passione che anima Libera fame e definitiva riprova che i rapporti nati tra label e musicisti in un determinato ambiente/periodo andavano ben oltre il "qui e ora" (avevano già lavorato insieme per i 7'' Logica dominante e Moltitudine suina). Infine, hanno atteso ben sei anni prima di produrre un nuovo album, invece di sfornare dischi mediocri per mantenere vivo il loro nome.
La copertina ritrae Michelina de Cesare, compagna del brigante Francesco Guerra, torturata e uccisa dalle truppe piemontesi nel 1868. Michelina catturata in uno scatto con il piglio deciso di chi ha scelto di resistere e di condurre una vita fuori dalle regole, mentre sul retro di copertina è ritratta dopo aver subito sevizie ed essere stata uccisa dai soldati "dell' esercito di liberazione" di turno (ricorda qualcuno vero?). Messaggio diretto ma espresso in maniera non banale ed efficace.
I testi (spiegati ed approfonditi nel booklet interno) pestano i piedi alla nostra società ODIERNA e ne fotografano gli aspetti più inquietanti e scabrosi in una sorte di documentario di inizio millennio. Il rischio di risultare retorici era gigantesco, quello di ridursi ad una parodia delle band politicizzate degli anni ottanta ancor di più, eppure la formazione marchigiana ne esce a testa alta e Cannella si conferma uno dei migliori "cronisti" del dissenso in note.
Sotto il profilo musicale, Libera fame completa il percorso e colpisce dritto al cuore con brani potenti e ruvidi, autentiche schegge di hardcore italiano come non se ne sentiva da lustri. Al solito la voce di Cannella si erge sul riffing serrato e sulle potenti basi ritmiche, per un risultato che lascia il segno e regala agli appassionati un album senza cedimenti o debolezze. Precisi negli stacchi come macchine da guerra, gli Affluente fanno convivere furia e maturità, velocità e varietà. Una volta si diceva: buy or die!
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SERVOTRON - No room for humans (1996)
Prima uscita sulla lunga distanza per i principali sostenitori della rivolta dei robots contro gli oppressori umani. Dei Servotron ne ho già parlato ampiamente qua
Fuck humans!!
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CHANNEL 3 - I've got a gun/After the light goes out (Charritos,1982/83)
Gruppo essenziale di quel periodo, i Channel 3 erano una versione più veloce dei Motorhead. Insomma il punk'n'roll come va suonato. Erano per la mitica Posh Boy e questi sono i primi due L.P. Buon ascolto.
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BRIAN SETZER '68 COMEBACK SPECIAL - Ignition! (2001)
Ennesimo disco di Brian di Nazareth. Questa volta ha deciso di tornare alle origini e di lasciare a casa l' orchestra; ne esce un disco di classe. Rock'n'roll adrenalinico, ma anche toccant e (che lo dico a fare?) suonato meravigliosamente. Il bello di Brian è che si sente che ama visceralmente la sua chitarra e ne conosce ogni zona erogena. Tutto cio' è commovente. La colonna sonora della vita.
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giovedì 18 febbraio 2010
4 records that changed my life
Il primo amore. Grazie ad una scritta sul muro che ha incuriosito il mio immaginario da bimbo
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Lo comprai attratto da tutti quei teschi...pensavo fosse un disco metal. Indescrivibile la mia reazione non appena lo misi sul piatto.
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L' ho ascoltato praticamente tutti i giorni per anni in religiosa trance. Ah...è il secondo LP dei Victims family. La perfezione
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"Un meraviglioso affresco sonoro"
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SHOW BUSINESS GIANTS - Maybe it's just me (Victoria, 1991)
Show businnes giants, ovvero l' hardcore all stars canadese. Sono stati convocati: Tom Holliston,John Wright, Andy Kerr, Rob Wright (Nomeansno), Scott Henderson (Shovelhed), Ford Pier (D.O.A.), Carolym Mark (The Corn Sisters). Jello Biafra compare nei S.B.G. sotto forma di spirito.
Visti i miei postumi di sbronza terrificanti vi rimbalzo la recensione di http://www.ssmt-reviews.com/
They say genius is often misunderstood. For instance, Albert Einstein worked at a patent office until he finally stole the theory of relativity from a Dr. Smith and then ran off with the formulas. Fame naturally followed him, despite slamming God’s head in an oven and stealing the formula for life on earth. The Show Business Giants are very much in the same boat as Einstein, only with somewhat shorter hair and less theft. Maybe It’s Just Me is one of the two relatively easy to find discs by the Giants and is probably the best example of the band at their zany best. But even the most adventurous listeners are advised to give this one awhile to sink in. It’s like calculus. On a whole, it’s a mystifying entity, but if you break down into chapters and digest a little at a time, it makes sense. To a degree. I still haven’t touched calculus since taking it as a freshman in college. In fact, all I ever needed to know was the arithmetic they taught me in grade school. Maybe it’s just me, but I never built a bridge with calculus.
Maybe It’s Just Me is a widely varying release that offers more styles of music than your local Tower Records outlet. The band alternates between crooning, lounging, swinging, rocking, punking and ringing bicycle bells on this CD, never letting one thing stick around for too long. The songs are broken up with some terribly random rants and some guy claiming he is a fly. But most importantly, there are some flat out brilliant songs here: “I am the Yellow Fly”, “Acres of Paper” and “All Night Man”, among others. The ease that the Giants move from one song style to the next is impressive. While this sort of thing may leave fans of formula rock such as AC/DC stuck in Camaros while the Show Biz Giants zip by in their touring van, it is very much worth the effort to get your head around this album.
After taking the time to appreciate this CD and enjoy the width and breadth of the endeavor, one is left with only a single question: what the hell is up with the bicycle bell that shows up in seemingly every song on the album?
Review by John Chedsey
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