Per non dimenticare le nostre origini. Un disco americano e uno europeo. Un disco nero e un disco bianco. Due dischi blu
JOHN LEE HOOKER - House of the blues (Mississipi, 1959)
Lo stile chitarristico di John Lee Hooker è molto vicino allo stile Boogie Woogie per pianoforte. Le linee di basso, tenute col pollice, le pause di enfasi alla fine dei fraseggi ed una serie di effetti, legature, picchettati veloci e vibrati hanno generato il suo stile personale, che affonda le radici nelle tecniche tradizionali del blues acustico, ma che si evolve anche verso uno stile più incalzante ed ipnotico. Segno distintivo è la composizione che si articola, nel tema principale, attorno ad un unico accordo suonato in maniera ostinata ed ipnotica, eredità dello stile della Louisiana mutuato dal patrigno.
Questo è il secondo disco della sterminata discografia del Maestro: dolori e sogni di un piccolo grande uomo, Blues basici e Boogie ipnotici con l' incessante piede che scandisce il tempo che passa inesorabile.
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CHICKEN SHACK - 40 blue fingers, freshly packed and ready to serve (UK, 1968)
Ideatore e animatore della formazione è il chitarrista Stan Webb ; originario di Birmingham, nel 1966 si trasferisce a Londra dove incontra la Perfect e il bassista Andy Sylvester (che sin dal ’64 suonano assieme nei Sounds of Blue, lo stesso complesso del futuro Traffic Chris Wood). Il gruppo viene completato con l’inserimento del batterista Dave Bidwell e, come accade ai Fleetwood Mac, guadagna un contratto discografico con la Blue Horizon.
Nel 1968 i Chicken Shack pubblicano l’album d'esordio, 40 blue fingers freshly packed & ready to serve (prodotto da Mike Vernon), al quale collaborano Dick Heckstall Smith e Johnny Almond ai sassofoni.
La musica ha dei solidi punti di riferimento nel blues revival dei primi anni Sessanta e nei Bluesbreakers di Mayall, accostando alla matrice tradizionale l’attitudine ad un suono non eccessivamente curato ed elaborato, che fa della semplicità espressiva il suo punto di forza. Lo stile alla chitarra di Webb non è formalmente perfetto né particolarmente innovativo, ma risulta tirato e godibile, la Perfect svolge un prezioso lavoro all’organo e soprattutto al piano, mentre la sezione ritmica è solida e precisa.
Numerose le cover presenti, tra le quali risalta King of the world di John Lee Hooker.
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mercoledì 24 febbraio 2010
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ma ti è arrivata la mia mail?
RispondiEliminasaluti